Passa ai contenuti principali

Fuorirotta

Emilio Rigatti ha 53 anni, è nato a Gorizia ed è un professore. Però da qualche anno è finito "fuorirotta". Deve portare i suoi studenti di 3a media in gita a Ferrara? Va bene, ma in bici. Deve andare da Trieste ad Istanbul? che problema c'è: si sceglie un compagno di viaggio, si monta sul sellino di una bici e si parte. E poi questo viaggio lo ha anche raccontato in un libro ("La strada per Istanbul") che ha vinto il premio Albatros 2002 per la lettaratura di viaggio. A questo punto Emilio dovrebbe essere stato contento ed appagato. Avrebbe potuto continuare ad andare alla sua scuola in bici, percorrendo i quotidiani 40 chilometri e divertendosi a raccontare di quando bucò la ruota anteriore nel mezzo dei Balcani.
Macché!
Deve andare da Ruda (in provincia di Udine, dove vive) a Gambarie (in Aspromonte)? Indossa il caschetto, ne mette uno anche in testa al figlio di 12 anni, montano sulle bici e partono. E percorrono 2000 km da mare a mare, fuori rotta, appunto, lontano dalle strade veloci o da cartolina illustrata, con calma, pensando, parlando, come ci racconta in questa bella intervista , con le persone, riabituando i cinque sensi alle emozioni di un viaggio. E così ha trovato paesi dimenticati, piatti tipici, monumenti fantasma, inconvenienti di viaggio, attacchi di cani, calure libiche, smarrimenti spirituali e cartografici. E soprattutto persone, incontri sempre più caldi quanto più andava verso il Sud.
E si vede che Emilio ad andar in bici, e a scrivere di questo andare, ci ha preso gusto, perchè da qualche giorno è in libreria il racconto di questo viaggio: "Italia fuorirotta. Viaggio a pedali lungo la Penisola del tesoro", edizioni Ediciclo. Attenzione però: dopo aver letto il libro, non dimenticate di mettere il caschetto, la strada è lunga!



Emilio Rigatti «ITALIA FUORIROTTA» Viaggio a pedali lungo la Penisola del tesoro
Prezzo: € 16.50 - Pagine: 320 Illustrazioni a colori
ISBN: 978-88-88829-40-1

Commenti

paolo ha detto…
Un grazie speciale a Lucia che mi ha segnalato il libro! Mandiii

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l