Passa ai contenuti principali

Parigi, i ciclisti e il codice della strada

L'iniziativa parigina "Velib" è stata un grande successo. Nei primi due mesi oltre tre milioni di persone hanno utilizzato le bici messe a disposizione dal comune e gli abbonamenti annuali hanno superato il numero di 60mila.

C'è, è vero, un problema relativo alla distribuzione delle bici: una ventina di camioncini (non inquinanti) girano per la città per riequilibrare i parcheggi. «Certi quartieri sono strutturalmente debitori e altri creditori di biciclette», spiegano al comune, perché i parigini lasciano volentieri la bici quando c'è una salita, per esempio a Montmartre, oppure al mattino mancano biciclette nei parcheggi vicino alle stazioni o ancora la sera in luoghi animati come la Bastiglia.


Finora circa 200 biciclette sono state danneggiate, ma un team di tecnici è sempre all'opera per riparare i piccoli guasti ai parcheggi. Per le grosse riparazioni c'è anche un laboratorio mobile sulla Senna.

Questo rinnovato amore parigino per la bicicletta ha però riportato alla luce paure e preoccupazioni dei ciclisti di oltrealpe. Esiste in effetti un problema incidenti, perché Parigi non ha una rete molto estesa di piste ciclabili (380 km) e i ciclisti sono obbligati a viaggiare nelle corsie dei bus. In base ad un sondaggio, i cui risultati sono stati pubblicati da "Le Monde", che ha coinvolto 748 utilizzatori urbani di bicicletta, il 54% dichiara di non sentirsi sicuro quando usa la bici. Il pericolo percepito come più grave -68% delle risposte- viene, e questo è strano, dalle altre 2 ruote in circolazione (bici, scooter e mot0). Seguono al 66% le automobili, i pedoni al 50% e gli autobus al 46%.

Il 60% dei ciclisti interpellati ammette di violare ripetutamente le norme del codice della strada. Di questi ciclisti indisciplinati, il 77% ammette di utilizzare il marciapiede, il 62% di non fermarsi al semaforo rosso, il 61% non segnala appropriatamente i cambi di direzione. E per i ciclisti il principale problema sono le multe. La Prefettura è infatti diventata molto più severa nei confronti di chi non rispetta semafori e sensi unici.

Il successo di Velib sta anche cambiando le abitudini dei parigini. Infatti sono cresciute in misura massiccia le vendite di biciclette nell'area della capitale francese, al di là di ogni più rosea previsione. Come rileva il quotidiano "Le Monde" i parigini, sulla scia dell'entusiasmo, hanno riscoperto il piacere di spostarsi in bici e, dopo un perido di stasi in coincidenza con l'attivazione di Velib, ora comprano nuove bici, più leggere dei Velib, dotate di almeno 12 rapporti e di qualche accessorio in più. E questa crescita della domanda sta facendo nascere nuovi negozi specializzati in città. A dimostrazione che con un opportuno intervento pubblico si può generare un circolo virtuoso che fa bene alla salute e anche all'economia.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l