Passa ai contenuti principali

Un politico non decide da solo

Ieri il capo della Lega nord, Umberto Bossi, secondo quanto riferisce il sito repubblica.it, ha dichiarato, riferendosi alle indagini giudiziarie su Mastella: "La magistratura agisce come se Mastella fosse l'unico responsabile, ma non è così. Si opera in gruppo. Non è vero che un solo politico sceglie, si sceglie in tanti".

In questa affermazione sincera vedo la risposta a molti problemi: è sbagliato parlare oggi di Mastella, come ieri di Craxi, che nel migliore dei casi diventano dei capri espiatori. Il recente libro di Rizzo e Stella non a caso porta come titolo "La casta", per riferirsi ad un sistema organico di potere, dove labili sono i reali confini fra opposizione e maggioranza, dove i comportamenti eticamente sensibili sono omologati, in tutte le regioni del paese ed a tutti i livelli (parlamento, regioni, province, comuni, municipi).

Il tema delle indagini sui coniugi Mastella è l'assegnazione di incarichi di responsabilità nella sanità campana. I 2, insieme ad altri personaggi, sono accusati di aver fatto indebite pressioni per ottenere la nomina di loro candidati, a scapito dei candidati migliori in possesso di titoli ed esperienze adeguate alla posizione da ricoprire.
La lettura dei quotidiani, e l'osservazione della realtà, fanno apparire evidente che questa prassi è purtroppo diffusa ovunque sul territorio, ed in tutti i settori della vita economica e sociale: appalti, università, enti pubblici, ricerca (per inciso, se questo è l'andazzo, non ha senso lamentarsi ciclicamente della cd fuga dei cervelli dall'Italia).

Viviamo in un sistema dove quindi spesso prevalgono non il merito, ma l'appartenenza, non l'autonomia di pensiero ma il servilismo, e questo vero e proprio sistema, al di là dei singoli casi, non può che impoverire il nostro paese.

E certamente, oltre le eventuali responsabilità penali da accertare, dobbiamo censurare con un forte, deciso giudizio etico queste persone e questi sistemi, indignandoci quando il capo di una fazione presente in parlamento non sente la vergogna di dire "lo facciamo tutti"!

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l