Passa ai contenuti principali

...e vissero insieme felici e contenti?

Quante favole fra quelle che abbiamo ascoltato e raccontato ha questo finale? Ed è proprio questa frase (punto interrogativo compreso, e poi capirete perché) che mi è venuta in mente poco fa leggendo la notizia "L'attore americano Gary Coleman si è sposato".
Chiunque abbia meno di 35 anni difficilmente abbinerà questo nome ad un volto. Allora è il caso di dare un aiutino: questo era Gary Coleman negli anni '70:

Ma sì, è proprio lui, il mitico Arnold, protagonista della serie tv "il mio amico Arnold"! Ricordo nitidamente i dialoghi scoppiettanti, le battute fulminanti, che io e mio fratello usavamo quasi come un codice. Ancora oggi non è raro che fra di noi ci scambiamo un "che cavolo dici, Willis", la celebre frase che Arnold rivolgeva al fratello Willis (questo qui):

Ebbene, Arnold, alla soglia dei 40 anni si è sposato. Se vi interessano i particolari della vicenda li trovate qui. Se invece vi fa piacere solo ricordare per qualche secondo le ore divertenti di 30 anni fa davanti alla tv, fermatevi qui e non leggete oltre.

Già perché per i protagonisti di quella serie spensierata e felice la frase che ho riportato nel titolo di questo post non si è realizzata nella vita "vera".

Arnold/Gary, affetto da una malattia che ne ha frenato la crescita, è oggi, a 40 anni, un uomo abbastanza iracondo e violento, fa la guardia giurata, sponsorizza mediocri capi di abbigliamento sportivo e fino allo scorso agosto, quando si è sposato, non aveva trovato una compagna. Oggi è così (ritratto il giorno del matrimonio):

Anche Willis è "cresciuto", ha avuto gravi problemi con la droga e con la giustizia, anche se ora ne è uscito fuori. Questo è oggi Willis, alias Todd Bridges
Chi invece non ce l'ha fatta è stata la sorella (nello sceneggiato) di Arnold e Willis, Kimberly, ovvero l'attrice Dana Plato. Dana, a 35 anni, dopo aver fallito nella carriera di attrice, essere sprofondata in problemi di alcol e droga ed essere stata arrestata per una rapina a mano armata, nel 1999 si suicidò.

Per noi, ragazzi degli anni '70, è difficile sovrapporre queste notizie di dolore ai volti freschi e sorridenti di 3 nostri coetanei che davvero ci fecero tanto sorridere e divertire. E allora io preferisco ricordarli ancora così

Commenti

Post popolari in questo blog

L'arco e la via di Tiradiavoli. E' pericoloso passarci?

Lo sapete che a Roma esiste una via che si chiamava “via Tiradiavoli”? E che su questa via passa un arco chiamato “arco Tiradiavoli”? E che molti di noi la percorrono ogni giorno senza saperlo? E sarà pericoloso questo passaggio? Fermi tutti, innanzitutto spieghiamo dove siamo: ci troviamo su via Aurelia (antica) nel tratto che fiancheggia da un lato Villa Pamphili e dall’altro il giardino di Villa Abamelek, la residenza romana dell’ambasciatore russo a Roma. Il posto è questo che vedete qui nella foto   Ma perché il popolo romano chiamava questa via, e l’arco, che la sovrasta, “Tiradiavoli”?  Una possibilità riguarda la figura della celeberrima Olimpia Maidalchini Pamphili, la celebre “Pimpaccia” a cui è anche intitolata una via qui vicino, Via di Donna Olimpia.  Questa donna, spregiudicata e abile, grazie alle sue capacità fu potentissima durante il pontificato di Innocenzo X, nella prima metà del 17° secolo. Questa sua avidità di denaro e potere la resero temuta e odiata dal popolo

Di che colore erano le città del medioevo?

Spesso, visitando le splendide città medioevali italiane, maturiamo la convinzione che esse fossero molto austere, nelle forme e nel colore. Le mura, le case, le torri, le cattedrali ci appaiono oggi nei colori della pietra, anche scurita dal passare del tempo. E invece sbagliamo. Dobbiamo dire grazie ad artisti come Benozzo Gozzoli e Giotto se oggi sappiamo con certezza che le città medioevali erano delle vere e proprie "follie cromatiche " ( cit.  Philippe Daverio ). Ad esempio Arezzo, nel quadro di Benozzo Gozzoli, era così all'epoca di S. Francesco, con facciate delle case rosso vivo o blu intenso: E anche Giotto ci ha lasciato una sua immagine di Arezzo sgargiante nei suoi colori: Ma anche le grandi cattedrali gotiche (aggettivo che oggi usiamo per indicare realtà austere, essenziali) del nord Europa dovevano essere tutt'altro che grigie. Ad esempio, questa è la facciata della cattedrale di Limburg an der Lahn, in Germania, 70 km a nord di Francoforte,

La storia infinita dell'ex residence Bravetta

Il Corriere della Sera del 28 maggio dà notizia della condanna di Barbara Mezzaroma a 23 mesi di reclusione per aver demolito un palazzo nell’ex residence Bravetta, senza averne il permesso. La contestazione mossa all’amministratrice delegata di Impreme è di abuso in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in violazione del testo unico sull’edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio. La demolizione è avvenuta tra il 2015 e il 2017, mentre il Comune nel 2007 si era accordato con il gruppo Mezzaroma per la riqualificazione del residence, realizzato negli anni Settanta. Quello che a noi abitanti del quartiere risulta difficile da comprendere è il contenuto della decisione del giudici. Il giudice ha infatti stabilito che la Mezzaroma dovrà ricostruire l’immobile e pagare un risarcimento danni al Comune pari a 70 mila euro. Condizione questa cui è sottoposta la sospensione della pena. La domanda che noi ci poniamo è "ma il giudice ha presente cosa sia l